I primi colori d'autunno per i Monti Simbruini
I Monti Simbruini (dal latino sub imbribus - sotto le piogge), detti anche Alpi Romane, sono una catena montuosa sita nel Lazio al confine con l'Abruzzo che appartiene al tratto del Subappennino laziale. Confinano a nord con i Monti Carseolani, ad est con il territorio abruzzese, a sud con i Monti Càntari, ad ovest con i Monti Affilani e la Valle Latina. Nel Lazio sono un'area tutelata con l'istituzione del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini.
Descrizione del territorio tratta dal sito del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini (www.simbruini.it)
Il territorio del Parco fa parte del sistema appenninico e rappresenta una delle formazioni orograficamente rilevanti di quell'ambito. Comprende sette comuni: Trevi e Filettino lungo il tratto alto del bacino dell'Aniene, Vallepietra all'interno del bacino del Simbrivio Jenne e Subiaco nel medio bacino dell'Aniene, Cervara di Roma e Camerata Nuova verso il versante abruzzese. Tutti con una consistenza demografica piuttosto scarsa. L'atto ufficiale di nascita del Parco dei Monti Simbruini è datato 29 gennaio 1983 (e compirà 35 anni nell'imminente 2018) ma la sua "gestazione" inizia almeno tre anni prima quando le amministrazioni dei sette comuni interessati, le associazioni ambientaliste ed alcune categorie di operatori economici si trovano d'accordo sulla necessità di valorizzare e tutelare le grandi ricchezze ambientali dei Monti Simbruini creando un parco regionale.
La ricchezza idrica, da cui il toponimo "Simbruini" (sub-imbribus "sotto le piogge"), è una delle caratteristiche peculiari dell'area, tanto che l'acqua che sgorga da queste montagne rifornisce anche parte della capitale e del sud hinterland. È sicuramente l'acqua la protagonista dei Monti Simbruini. Infatti l'alta Valle dell'Aniene è sempre stata una zona donatrice di acqua, già gli antichi romani a varie riprese prelevarono l'acqua per mezzo di imponenti acquedotti: Marcio, Claudio, Anio Vetus e Anio Novus.
Le abbondantissime piogge e le nevi, unitamente all'ambiente carsico, hanno creato le condizioni per un sistema di sorgenti pedemontane, da cui tutt'oggi viene prelevata acqua potabile utilizzata per dissetare parte dell'area urbana di Roma, quella dei Colli Albani e di molti comuni ubicati nell'alta Valle del Sacco. I Monti Simbruini, insieme ai Monti Ernici, costituiscono una struttura idrogeologica fra le più imponenti dell'Appennino centro-meridionale. Dalla struttura idrogeologica simbruino-ernica si originano linee di flusso divergenti tra loro che originano alla periferia del sistema, in corrispondenza del contatto con i depositi argillosi, le principali sorgenti. Verso NW si trovano le Sorgenti dell'Acqua Marcia (5,4 m3/s), oltre alle citate sorgenti esistono all'interno del sistema idrogeologico altre sorgenti con portate anche rilevanti. Anche il carsismo svolge un ruolo molto importante nell'idrogeologia del sistema simbruino-ernico, favorendo la formazione di circuiti all'interno della struttura che contribuiscono alla formazione di sorgenti con regime impulsivo. La catena dei Monti Simbruini formata da rocce calcareo-dolomitiche è orientata in direzione NW-SE ed è lunga circa 150 km. La catena è limitata lateralmente dai depositi argillosi (flysch) della Valle Latina (o Valle del Sacco) a SW e della Valle Roveto (o Valle del Liri) a Nord-Est. L'area dei Monti Simbruini si è originata in un settore di crosta terrestre coperta dal mare (nel quale si sono accumulati notevoli spessori di sedimenti poi trasformati in rocce calcaree); successivamente è stata soggetta a movimenti di intensa deformazione che hanno portato alla formazione dell'odierna catena montuosa.