Ottima notizia! Aumenta il numero dei gorilla di montagna
Il numero dei gorilla di montagna, sottospecie in forte pericolo di estinzione, sta crescendo, grazie agli sforzi di conservazione compiuti nell’area transfrontaliera dei vulcani Virunga, al confine fra Repubblica democratica del Congo, Ruanda e Uganda.
I risultati dello studio, diffusi oggi, rivelano che il numero di questa sottospecie è aumentato nel Virunga National Park a 604 individui, rispetto ai 480 stimati nel 2010 e include 41 gruppi, oltre a 14 maschi solitari che abitano i territori del più antico parco nazionale africano, nato nel 1925 proprio per proteggere i gorilla e la straordinaria biodiversità dell'area.
Questi numeri portano a una stima della popolazione globale dei gorilla di montagna pari a 1.004 individui (erano 880), se sommati alle cifre pubblicate dall’Impenetrabile National Park di Bwindi (In Uganda) – dove vive il resto della sottospecie - che lo rende l’unica sottospecie di grande scimmia al mondo la cui popolazione viene considerata in crescita. I dati ottenuti sono il risultato di un’indagine intensiva, coordinata dal Greater Virunga Transboundary Collaboration e supportata dal IGP (Gorilla International Conservation Programme), un programma che vede la coalizione di Fauna & Flora International, WWF e altri partner. Nonostante le notizie positive, lo studio ha rilevato che persistono minacce dirette come la distruzione illegale delle foreste, lo sfruttamento delle risorse minerarie, il cosiddetto bushmeat (la caccia di foresta a scopo alimentare) e il bracconaggio praticato soprattutto con trappole a base di lacci, che uccidono gli animali dopo drammatiche agonie.
Durante le indagini, le squadre hanno trovato e distrutto più di 380 trappole che, anche se poste per catturare antilopi, possono uccidere o ferire a morte anche i gorilla - in una delle trappole scovate dalle squadre è stato infatti trovato il corpo senza vita di un gorilla. Ma purtroppo ci sono anche nuove minacce all'orizzonte, tra queste il cambiamento climatico, lo sviluppo delle infrastrutture e lo spettro sempre presente delle epidemie (come ad esempio ebola), che potrebbero velocemente portare all’estinzione le diverse popolazioni.
"Si tratta di una bellissima notizia per i gorilla di montagna e mostra ciò che è possibile raggiungere nella battaglia per proteggere dall’estinzione la fauna selvatica quando ONG, governi e comunità lavorano insieme – ha detto Isabella Pratesi, Direttore Conservazione di WWF Italia - Purtroppo l'elevato numero di insidie incontrate e le numerose altre minacce che affrontano, inclusi i cambiamenti climatici, indicano che la battaglia è lontana dall’essere vinta. I tre paesi e i loro partner devono continuare a lavorare insieme per salvaguardare il territorio dei vulcani del Virunga, non solo per la protezione di queste incredibili creature, ma anche per il benessere delle popolazioni locali. La storia dei gorilla di montagna può essere un modello, nonostante le drammatiche difficoltà e i conflitti, per dare un futuro diverso al cuore verde dell’Africa e ai suoi meravigliosi abitanti".
Negli anni infatti il parco nazionale ha portato educazione, corrente elettrica e uno sviluppo locale sostenibile e duraturo per le comunità che vivono dentro e intorno al parco. Non possiamo però fermarci ora: i conflitti in corso e i disordini civili all’interno della regione rappresentano un rischio continuo, che colpisce le persone e gli animali in via d’estinzione. Nelle ultime settimane nel Parco Nazionale Virunga si è purtroppo registrata la terribile uccisione di ben 6 ranger, di cui 5 in un unico agguato lo scorso 10 aprile.
“Vogliamo quindi dedicare questa bellissima notizia dell’aumento della popolazione dei gorilla di montagna - gli stessi animali per cui diede la sua vita Diane Fossey - agli eroici ranger che ogni giorno rischiano di morire per proteggere un animale straordinario, vero e proprio patrimonio della nostra storia biologica e dell’umanità” Il censimento ha coinvolto persone di 12 team che rappresentavano ben 10 istituzioni diverse. I partecipanti hanno coperto circa 2.000 km in foreste impenetrabili tra mille difficoltà, registrando presenze, segnali, siti di riproduzione e raccogliendo campioni per le analisi genetiche.