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Le faggete “depresse” del Lazio

Faggete a bassa quota nel Lazio

22 marzo 2021 - La faggeta di bassa quota di Monte Raschio (Oriolo Romano) è tra le 10 faggete italiane inserite nella lista UNESCO delle antiche foreste di faggio europee. Luigi Ianniello e Francesca Lattanzi descrivono in questo articolo l’importanza di tutela piena di questi siti italiani. Il Faggio (Fagus sylvatica) nel Lazio è una specie tipicamente montana, diffusa in genere tra gli 800 ed i 1.800 metri di quota. Sui rilievi vulcanici del Lazio però, grazie ad un microclima più umido e alla particolare fertilità dei suoli vulcanici, le faggete si rinvengono con spettacolari boschi di alto fusto, anche a quote decisamente inferiori, pur non scendendo mai al di sotto dei 400 m s.l.m.

Si parla in questo caso di "faggete depresse" intendendo con questo termine che la quota alla quale la pianta vegeta si trova nettamente al di sotto di quella normalmente occupata. Le aree più significative, coperte da faggete, sono situate sui Monti Cimini (Monte Cimino, Monte Fogliano e Monte Venere), sui Monti della Tolfa (faggeta di Allumiere) e più scarsamente sui Castelli Romani, mentre sui rilievi dei Monti Sabatini, nel Parco di Bracciano - Martignano, le località più importanti sono Monte Termine (m. 590) e Monte Raschio (m. 542), situati nel settore nord-occidentale dell'area protetta dove un Sito di Importanza Comunitaria (SIC IT6010034) è destinato a tutelare questa significativa presenza. Si tratta quindi di “faggete relitte”, a testimonianza dei boschi di faggio che qualche migliaio di anni fa che popolavano quote molto più basse delle attuali. Durante l'ultima delle glaciazioni (circa 20.000 anni fa) infatti, l’espansione dei ghiacci determinò lo spostamento delle fasce vegetazionali montane verso quote più basse, e solo a seguito del ritiro dei ghiacci il faggio riprese a risalire alle altitudini maggiori fino a quelle attuali, lasciando sporadiche faggete alle quote più basse, dove le condizioni climatiche lo permettevano. Nel passato queste faggete si estendevano quindi in aree molto più vaste, come testimoniano i grandi esemplari che si trovano ancora oggi nell’area sabatina sulle pendici più fresche di Monte Calvi e Monte Rocca Romana.

Importante la faggeta di Monte Raschio nel comune di Oriolo Romano

Le attuali faggete depresse sono costituite da popolamenti governati a fustaia con struttura mono o bistratificata, e a densità piuttosto elevata. Ormai da diversi decenni sono diminuiti i tradizionali interventi selvicolturali con finalità economiche e gli unici prelievi legnosi riguardano piante secche utilizzate per uso civico di legnatico, anche se recentemente un discusso piano di taglio ha permesso l’abbattimento di un numero elevato di esemplari nella Faggeta di Bassano Romano. Ciò ha determinato un forte aumento della densità dei popolamenti che costituiscono la faggeta, tale processo di accumulo è stato accelerato dall’elevata fertilità stazionale. Lo strato superiore della faggeta è costituito in nettissima prevalenza da faggio, con presenza di piante di cerro (Quercus cerris) e castagno (Castanea sativa), isolate o a piccoli gruppi, che aumentano nelle aree di transizione alla cerreta. Le dimensioni degli alberi possono essere considerevoli. Nello strato arboreo inferiore oltre al faggio sono presenti l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero montano (Acer pseudoplatanus), l’acero campestre (Acer campestre), l’agrifoglio (Ilex aquifolium), il ciavardello (Sorbus torminalis), il sorbo domestico (Sorbus domestica), il ciliegio (Prunus avium), e più raramente individui di olmo montano (Ulmus glabra) e di cerrosughera (Quercus crenata).

Il Faggio (Fagus sylvatica) nel Lazio è una specie tipicamente montana

Gli strati arbustivo ed erbaceo sono poco sviluppati a causa della densa copertura superiore. Nello strato arbustivo si trovano soprattutto l’agrifolio, il biancospino (Crataegus monogyna) e il pungitopo (Ruscus aculeatus), oltre a rinnovazione più o meno affermata di faggio. Meno frequenti e più localizzati sono la sanguinella (Cornus sanguinea), il corniolo (Cornus mas), il nocciolo (Corylus avellana), il ligustro (Ligustrum vulgare), il sambuco (Sambucus nigra). Lo strato erbaceo è caratterizzato da specie nemorali come Allium pendulinum, sanicola (Sanicula europea), mercorella bastarda (Mercurialis perennis), la laureola (Daphne laureola) l’anemone appenninica (Anemone apennina) e tra le orchidee la Neottia nidus-avis, Cephalantera longifolia e Dactylorrhiza maculata, tra le specie protette la bille ri celidonia (Cardamine celidonia). Negli impluvi più umidi sono presenti piccoli nuclei di carpino bianco (Carpinus betulus). Sul piano faunistico il popolamento é costituito da tutte le specie tipicamente forestali, sebbene gli ungulati, cervo e capriolo, sicuramente presenti un tempo, manchino, con la sola eccezione del Capriolo nell' area di Tolfa. Recentemente nell’area di M. Raschio, stati osservati nuovamente alcuni esemplari di due importanti specie protette: il coleottero cerambicide del faggio Rosalia alpina L.ed il Lupo, (Canis lupus italicus Altobello). Entrambe le due specie sono protette dall’Unione Europea in quanto elencate nell'Allegato II della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) come specie "prioritaria", ovvero "specie la cui salvaguardia richiede la destinazione di zone speciali di conservazione", e nell'Allegato IV come specie la cui salvaguardia richiede una protezione rigorosa".

Tuteliamo sempre i nostri piccoli boschi e le nostre foreste!

Altre specie di importanza comunitaria sono la Testuggine comune (Testudo hermanni), il Cervone (Elaphe quatorlineata) e il Barbastello (Barbastellus barbastellus) (dati tratti da NATURA 2000 - STANDARD DATA FORM IT6010034 Faggete di Monte Raschio e Oriolo). Inoltre in quanto costitutite in gran parte da alberi di alto fusto questi boschi presentano specie, soprattutto ornitiche, tipicamente legate agli alberi maturi e senescenti non presenti nei boschi cedui limitrofi, quali lo sparviero (Accipiter nisus) , il Picchio rosso minore (Picoides minor) il Picchio muratore (Sitta europaea) e sono caratterizzati da densità di popolamento molto più alte di quelle delle altre formazioni boschive. Dal luglio 2017 la faggeta di M. Raschio fa parte del sito UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità denominato “Le foreste di faggio primordiali dei Carpazi e di altre regioni europee”. Monte Raschio è il sito n° 33 del patrimonio naturale UNESCO seriale “Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe”. La motivazione della designazione è la seguente: “Questo patrimonio transfrontaliero si estende su 12 Paesi. Dalla fine dell'ultima era glaciale, il faggio europeo si è diffuso da poche aree isolate di rifugio nelle Alpi, nei Carpazi, nelle Dinaridi, nel Mediterraneo e nei Pirenei nell’arco di un relativamente breve periodo di qualche migliaio di anni con un processo ancora in corso. La riuscita espansione in un intero continente è correlata all'adattabilità e alla tolleranza del faggio in diverse condizioni climatiche, geografiche e fisiche”. Le faggete depresse, quindi, hanno un elevato valore naturalistico e conservazionistico in quanto rappresentano formazioni vegetazionali relitte ed isolate, ospitano specie prioritarie di interesse comunitario e rappresentano isole di elevata biodiversità con faune e flore tipiche. Il progressivo variare delle condizioni climatiche, in direzione di un progressivo riscaldamento mette in forse in prospettiva la sopravvivenza del faggio a quote basse; lo sfruttamento forestale delle faggete depresse potrebbe rappresentare, per un specie sciafila nelle fasi iniziali dello sviluppo come il faggio, un' ulteriore insidia alla sua propagazione e riproduzione.