Tutto il pianeta ha passato un Natale amaro: cosa dobbiamo fare per i prossimi?
28 dicembre 2020 - Con lo slogan “SALVIAMO IL NATALE 2050” il WWF insiste ancora nel ricordare che fra 30 anni rischiamo l’addio definitivo alle "vacanze sulla neve" se non fermeremo il riscaldamento globale. Sono in aumento frequenza e intensità di alluvioni ed eventi estremi.
Il Natale più amaro della nostra storia è ormai alle spalle. E’ stato diverso da tutti gli altri a nostra memoria ma non dimentichiamo mai che questa pandemia (così come le altre zoonosi) è la conseguenza del nostro impatto sul pianeta: distruzione delle foreste dove i virus vivevano in equilibrio da millenni e mercati che espongono e commerciano animali selvatici vivi in precarie condizioni igieniche. Siamo noi umani che dobbiamo cambiare. Nel 2050, infatti, se non agiremo con forza per contrastare la crisi climatica e, insieme ad essa, quella della biodiversità, potremo trovarci davanti ad un Natale ancora più duro. Continuando con i modelli attuali di produzione e consumo di energia (scenario “business as usual”, o RCP8.5), gli scienziati hanno valutato che le condizioni in cui si troverà l’Italia potranno essere molto diverse da quelle attuali.
Innanzitutto, sul fronte delle temperature, farà sempre più caldo, anche in inverno. Gli aumenti previsti per le temperature medie invernali arriveranno fino a +1.5-2°C (rispetto al periodo 1980-2010) sulle Alpi, e più elevate di 1°C in quasi tutto il resto del Paese. Questo farà sì che il Natale sugli sci che quest’anno non abbiamo potuto praticare sarà sempre più un miraggio, perché le temperature saranno troppo elevate per garantire l’innevamento e 4 stazioni sciistiche su 5 avranno cessato le attività. I ghiacciai italiani saranno fortemente ridotti e molti totalmente scomparsi. In compenso, si potrebbe fare il bagno anche a Natale, dato che le temperature medie marine in inverno aumenteranno fino a 1.5-2°C in Adriatico. Tuttavia i benefici saranno ben pochi, visto che a questo si accompagnerà un aumento del livello medio dei mari lungo le coste di almeno 7 cm entro il 2050, minacciando le coste più basse e causando danni stimati in circa 900 milioni di euro.
Nel frattempo, caleranno le precipitazioni invernali in Sicilia ma aumenteranno fino al 24% sull’Arco Alpino, a causa dell’aumento delle giornate di pioggia intensa, fino al 30% in più sulle Alpi occidentali e sulla Pianura Padano-Veneta. Questo comporterà un aumento delle alluvioni e delle inondazioni in aree urbane, con danni stimati tra i 4,5 e gli 11 miliardi di euro, anche a causa del fatto che nel frattempo altri 1.500 km2 di suolo saranno stati cementificati, aumentando così il rischio idrogeologico. Anche dotarsi di un albero di Natale naturale sarà sempre più difficile, perché l’areale dell’Abete rosso (Picea abies) si sarà ridotto sensibilmente, seguito da quelli dell’Abete bianco (Abies alba) e del Pino silvestre (Pinus sylvestris). Ma siamo ancora in tempo per salvare il Natale e il mondo che verrà: mirando ad obiettivi ambiziosi delle riduzioni di gas climalteranti (il Consiglio UE ha deciso una riduzione ancora insufficiente del –55% al 2030, con delle pericolose scappatoie), riducendo i consumi, aumentando le aree protette del nostro Paese (l’Europa ha deciso che gli Stati Membri, tra cui l’Italia debbano sottoporre a tutela effettiva sino al 30% delle proprie aree terrestri e marine) e varando un grande piano nazionale di riqualificazione della Natura d’Italia potremo forse ancora contenere l’aumento delle temperature entro i livelli indicati dall’Accordo di Parigi e beneficiare della capacità rigenerativa delle risorse naturali.
Ma per farlo sarà indispensabile utilizzare al meglio i fondi Next Generation Italia, ricordando che il capitale naturale è la vera base della nostra sopravvivenza e di quella dei nostri sistemi sociali ed economici.
Dati tratti dal report CMCC “Analisi del rischio – I cambiamenti climatici in Italia (Spano et al. , 2020. “Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia”. DOI: 10.25424/CMCC/ANALISI_DEL_RISCHIO)6