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Il WWF svela 10 trucchi per rendere l’agricoltura amica vera della Natura

Serve una agricoltura biologica per un cibo sano

14 ottobre 2020 - Non ci piace dirlo ma l’agricoltura è al top tra le cause di perdita di natura. In Europa un serio obiettivo è quello di avere il 40% di superficie ‘BIO’ entro il 2030 per tutelare ambiente e salute. Il WWF stila 10 ‘trucchi’ per rendere l’agricoltura ‘amica’ della Natura: dalla rotazione delle colture ai B&B per insetti impollinatori.

Al livello globale la perdita di natura è in gran parte legata ai regimi alimentari e scelte di consumo, come evidenziato pochi giorni fa dal report WWF Invertire la rotta: il potere delle “diete amiche del Pianeta” In Europa e in Italia la minaccia principale per la biodiversità è l’agricoltura, a causa dell’uso di sostanze chimiche di sintesi, della semplificazione degli agroecosistemi e dell’abbandono delle pratiche tradizionali. Tra i principali imputati, i pesticidi: iI loro danno sulla biodiversità, così come quello che riguarda la nostra salute, ha anche un forte impatto economico. Uno studio Usa del 2014 (Environmental and Economic Costs of the Application of Pesticides) ha valutato in 284 milioni di dollari l’anno il solo danno diretto legato alla scomparsa delle api e degli altri insetti impollinatori.

foto © John E. Newby - WWF

Lo sterminio di altri insetti e dei parassiti predatori naturali degli insetti e degli organismi dannosi costa, invece, complessivamente, 520 milioni di dollari l’anno, considerando anche la spesa del ricorso aggiuntivo a trattamenti fitosanitari. E ancora: 1,5 miliardi di dollari l’anno vanno in fumo per le perdite nei raccolti legate all’accresciuta resistenza ai pesticidi, compresi i costi aggiuntivi connessi al maggior impiego di fitofarmaci. Gli insetticidi influenzano direttamente la biodiversità e inoltre, colpendo i principali impollinatori, hanno effetti indiretti sulla biodiversità delle specie vegetali. Uno studio condotto in Germania e pubblicato su Plos One, ha misurato la biomassa degli insetti alati, fondamentali per l’impollinazione, in 63 riserve naturali lungo un arco di 27 anni e ha evidenziato un declino complessivo del 76% (con picchi fino all’82% nella stagione medio-estiva quando la loro presenza è maggiore).

Ape regina

L’analisi rileva come tale declino, indipendente dalla tipologia di habitat, non possa essere spiegato da cambiamenti meteorologici, né dalla distruzione dell’habitat. Gli autori concludono che l’intensificazione delle pratiche agricole insostenibili, incluso l’utilizzo di pesticidi, è la causa più probabile di tale collasso della biomassa degli insetti.
BIOLOGICO E SUSSIDI VIRTUOSI: CAMBIARE SI PUO’
Cambiare il sistema agricolo è possibile con due azioni principali: puntare sull’agricoltura biologica per arrivare al 2030 in Italia con almeno il 40% della superficie agricola totale (SAU, Superficie Agricola Utilizzata), oggi siamo solo al 15,8%, tutelando così la biodiversità e la salute umana; ridurre i sussidi perversi elargiti dall’Unione europea trasformandoli in contributi virtuosi in grado di promuovere una vera transizione ecologica della nostra agricoltura. In questo modo sarebbe possibile passare dalle operazioni unicamente di greenwashing – dove la sostenibilità è dichiarata ma non praticata nei campi – ad un’agricoltura sana per l’uomo e per il Pianeta.

foto Lisa Takala

Queste le richieste avanzate dal WWF nella sua Food Week, proseguendo così l’attività di sensibilizzazione in vista della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, 16 ottobre. Per rendere l’agricoltura ‘amica’ della Natura il WWF elenca anche 10 “trucchi” che vanno dalla rotazione delle colture con leguminose alla conservazione della sostanza organica nel terreno, dalla lotta biologica all’aratura soft del suolo, dall’incremento di aree naturali nelle aziende agricole (almeno il 10% della superficie agricola totale) fino all’installazione di nidi artificiali, veri bed&breakfast per impollinatori, uccelli e pipistrelli.

foto © Karine Aigner - WWF - US

OTTOBRE, MESE CHIAVE PER CAMBIARE ROTTA
Il mese di ottobre sarà decisivo per le sorti della PAC post 2020 e dell’agricoltura europea e italiana, una politica che impegnerà fino al 2027 il 31% dell’intero bilancio dell’Unione Europea con un portafoglio che per l’Italia vale circa 50 miliardi di euro.  Il Parlamento UE e il Consiglio AgriFish (che riunisce i Ministri dell’Agricoltura dei 27 Paesi membri) dovranno approvare i nuovi Regolamenti decidendo le modalità di utilizzo dei fondi pubblici destinati all’agricoltura, soldi di tutti i cittadini europei. La Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura, che riunisce oltre 70 Associazioni nazionali e locali di protezione dell’ambiente e dell’agricoltura biologica, ha presentato insieme alle coalizioni di altri paesi europei, le proprie proposte ai Ministri e gruppi parlamentari per una PAC più sostenibile per l’ambiente, la società e le aziende agricole.

foto © Ola Jennersten - WWF - Sweden

Tra i punti chiave, quello che riguarda i nuovi regolamenti della PAC post 2020, affinché garantiscano maggiori risorse per l’agricoltura più sostenibile, destinando almeno il 40% dell’intero bilancio della PAC ad interventi concreti per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e la protezione della natura, senza imbrogli come il calcolo in questa percentuale delle risorse destinate al risarcimento dei danni subiti dagli agricoltori causati dai fenomeni metereologici estremi. La PAC ha assicurato all’agricoltura italiana nel periodo 2014-2020, 52 miliardi di euro, ma spesso si tratta di sussidi perversi destinati al sostegno di pratiche agricole ad alto impatto ambientale, come ad esempio l’agricoltura integrata e l’agricoltura conservativa che utilizzano glifosato e altri diserbanti, sovvenzionate più dell’agricoltura biologica. E’ indispensabile che i cittadini facciano sentire la loro voce a sostegno di queste proposte e richieste per una seria riforma della PAC. Il WWF Italia insieme alla Coalizione #CambiamoAgricoltura invita alla mobilitazione tutti i cittadini che possono inviare un loro messaggio vocale e una fotografia ai nostri decisori politici del Parlamento europeo. Sul sito www.cambiamoagricoltura.it tutti gli strumenti per diventare protagonisti della transizione ecologica della nostra agricoltura partecipando alle azioni di cittadinanza attiva per una nuova PAC più sostenibile. Si può partecipare scattando una fotografia e inviando un messaggio vocale.

foto © Meridith Kohut - WWF - US

SCHEDA INFORMATIVA
VELENI DAL CAMPO AL PIATTO
I pesticidi hanno effetti tossici a breve termine sugli organismi direttamente esposti e effetti a lungo termine con cambiamenti nell’habitat e nella catena alimentare. Quando si accumulano nella catena alimentare, in particolare i pesticidi, che hanno un grave impatto sul sistema endocrino, rappresentano un rischio a lungo termine per mammiferi, uccelli, anfibi e pesci. Insetticidi ed erbicidi ad ampio spettro riducono peraltro le fonti di cibo per uccelli e mammiferi. L’esposizione cronica ai pesticidi (a basse dosi ma ripetute nel tempo) determina nell’uomo un incremento statisticamente significativo del rischio di sviluppare patologie cronico-degenerative come cancro, diabete, patologie respiratorie, malattie neurodegenerative, malattie cardiovascolari. Ma l’esposizione ai pesticidi causa anche disturbi connessi con l’alterazione dei sistema endocrino che causa tra cui quelli della sfera riproduttiva, infertilità maschile, disfunzioni metaboliche e ormonali (specie alla tiroide), patologie autoimmuni, disfunzioni renali. Di particolare rilievo sono gli effetti di queste sostanze per l’esposizione in utero. Al pari degli altri inquinanti presenti nel corpo della madre, anche i pesticidi passano al feto attraverso il sangue del cordone ombelicale o attraverso la placenta, comportando nel nascituro un aumento, in particolare, del rischio di tumori cerebrali e del sangue e di danni al neurosviluppo, con deficit cognitivi, intellettivi e comportamentali. Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato un’associazione tra esposizione prenatale a pesticidi ed effetti avversi sul neurosviluppo (problemi di crescita fetale, malformazioni congenite, tumori cerebrali). Uno di questi casi di studio riguarda una popolazione residente nella Val di Non (Trento), nota per la coltura intensiva dei meleti (Alleva et al., 2016, 2018). Lo studio ha evidenziato che i bambini che consumavano frequentemente le mele avevano un rischio significativamente maggiore di danni al DNA. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità complessivamente nel mondo si registrano oltre 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi all’anno e 258.000 decessi. Peraltro siamo esposti a migliaia di sostanze chimiche allo stesso tempo, molte a basse dosi, ma in alcuni casi queste sostanze possono interagire e potenziare gli effetti reciproci. Ignorare questo “effetto cocktail” può farci ignorare importanti effetti sulla salute. “

foto © Green Renaissance - WWF - UK

L’EFFETTO ‘SALUTE’ DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA
Nutrirsi regolarmente con materie prime prodotte da agricoltura biologica, che esclude completamente l’uso di sostanze chimiche di sintesi lungo tutta la filiera agroalimentare, permette, anche solo per brevi periodi, una vera e propria disintossicazione dell’organismo. La campagna “I pesticidi dentro di noi” realizzata all’interno del progetto “Cambia la Terra”, promosso da Federbio con il WWF Italia partner insieme ad altre Associazioni ambientaliste ha indagato quanti pesticidi accumuliamo nel nostro corpo consumando cibo da agricoltura convenzionale e cosa succede se per soli 15 giorni si consumano invece cibi che non contengono pesticidi chimici. L’esperimento ha evidenziato che l’80% delle sostanze inquinanti analizzate sono diminuite o sono state azzerate. Il glifosato, ad esempio, è scomparso totalmente dalle analisi nei tre membri della famiglia coinvolta nella campagna e che erano risultati contaminati dal diserbante prima della dieta. In Italia siamo sulla buona strada: nel 2019 i consumi di alimenti biologici hanno raggiunto la cifra record di 3,3 miliardi di euro. Un incremento in termini percentuali pari al 4,4% rispetto ai 12 mesi precedenti, +180% negli ultimi 10 anni (dati rapporto ISMEA “Bio in cifre 2020”). L’agricoltura biologica è la risposta più efficace per arrestare la perdita della biodiversità: elimina i veleni e incrementa la fertilità del suolo e la sua biodiversità ed aumenta la complessità degli agroecosistemi ricostituendo gli elementi naturali del paesaggio rurale (siepi, alberate, piccoli stagni, fasce inerbite). L’Italia è anche il primo Paese in Europa per numero di aziende agricole impegnate nel biologico con 80.643 operatori coinvolti (sono cresciuti del 2% rispetto al 2018 e del 69% negli ultimi 10 anni). In aumento anche le superfici coltivate con il metodo biologico: sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%). La superficie ad agricoltura biologica certificata nel nostro Paese ha raggiunto nel 2019 il 15,8% della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) a livello nazionale. Più di Spagna (10,1%), Germania (9,07%) e Francia (8,06%). Non siamo distanti dall’obiettivo del 25% di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) entro il 2030 indicato dalla Commissione Europea con la Strategia “Farm to Fork” (dal campo alla forchetta) presentata il 20 maggio 2020. Il WWF Italia, insieme alle Associazioni riunite nella Coalizione #CambiamoAgricoltura, ritiene che il nostro Paese deve porsi un obiettivo più ambizioso, puntando al 40% di SAU in biologico entro il 2030, come effetto della transizione ecologica della nostra agricoltura necessaria non solo per tutelare la biodiversità e la nostra salute ma anche per rendere le nostre filiere agroalimentari più competitive nei mercati globali attraverso una maggiore qualità e salubrità del cibo “Made in Italy”.

Infografica WWF - 10 trucchi per rendere l'agricoltura amica della Natura