Il WWF chiede al governo in formazione attenzione per ambiente e nuova economia
Il WWF auspica che nelle riflessioni sul possibile nuovo governo in formazione, al di là dei nomi e degli equilibri partitici su cui l’associazione non intende esprimersi, si dedichi la massima e maggiore attenzione a gettare le basi per un programma che veda nella transizione ambientale ed equa il fulcro delle scelte politiche.
Il WWF chiede che quello che il premier incaricato Giuseppe Conte ha chiamato Governo della “novità" imprima una svolta significativa a cominciare dallo stesso assetto dell’esecutivo superando gli attuali limiti istituzionali del Ministero dell’Ambiente e dando vita ad un Ministero che si occupi della transizione ecologica e della sostenibilità, come è già avvenuto in Francia, mantenendo l’impegno assunto da tutte le maggiori forze politiche (compresi M5S e PD) durante la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento del 2018, che hanno sottoscritto “Il Patto per l’Ecologia” promosso dal WWF. In questi anni abbiamo assistito all’accelerazione della crisi climatica in tutto il mondo, anche il nostro Paese è stato colpito da fenomeni estremi, dalle alluvioni alle tempeste e forti ondate di calore. Non meno allarmanti la fusione dei ghiacci, la deforestazione, il consumo, il dissesto la desertificazione del suolo, il depauperamento estremo della biodiversità e delle risorse naturali che sta mettendo in crisi gli ecosistemi e minando le basi stesse delle società e delle economie umane. Anche in Italia, poi, c’è una vera e propria emergenza inquinamento sottaciuta e sottostimata. Sono questioni che devono ricevere la massima attenzione nei luoghi delle decisioni politiche, a livello multilaterale, europeo e nazionale, ma che indicano anche la strada possibile di una nuova prosperità che deve nascere dall’individuare soluzioni radicali, sinergiche e sistemiche, a partire dalla decarbonizzazione e dall’uso efficiente e attento delle risorse, integrando gli aspetti ambientali con quelli sociali ed economici. È in corso una rivoluzione energetica e industriale di enorme portata: invece di limitarsi a versare lacrime di coccodrillo sulle possibili conseguenze negative, occorre prevenirle operando per massimizzare e accelerare i vantaggi sociali e ambientali. Per questo, il WWF propone, anche in collegamento con la Cabina di Regia Benessere Italia, l’immediata creazione di un Tavolo per la giusta transizione presso la Presidenza del Consiglio, tavolo che deve coinvolgere tutti gli stakeholders per raccogliere le diverse istanze, ma soprattutto creare una visione generale del ruolo e delle prospettive dell’Italia nell’economia sostenibile del futuro.
Per il WWF, da un approccio sistemico e da vere e coraggiose scelte di fondo possono poi scaturire le necessarie scelte settoriali che non solo renderanno gli investimenti di cui si parla davvero produttivi, ma favoriranno anche gli investimenti esteri verso il nostro Paese. Il 23 settembre, il futuro Presidente del Consiglio italiano andrà al Summit del Segretario generale delle Nazioni Uniti sulla Crisi Climatica e all’Assemblea Generale ONU: in quella sede dovrà dire come, nel quadro nazionale ed europeo, il nostro Paese vuole davvero contribuire a fermare il surriscaldamento globale, limitando a 1,5 gradi centigradi, attraverso una rapida decarbonizzazione, e come vuole contribuire a fermare la perdita di biodiversità e di capacità rigenerativa degli ecosistemi terrestri con un Global Deal for Nature and People. Ci aspettiamo non promesse, ma una vera tabella di marcia che preveda, tra l’altro, l’adeguamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030, coerentemente con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica netta (ben) prima della metà del secolo. Il WWF ricorda, infine, le proposte avanzate in sede di discussione del Piano Energia e Clima (l’iter per l’approvazione definitiva va completato quest’anno, ottima occasione per allineare le politiche) che vanno dall’introduzione di un prezzo minimo (carbon floor price) del carbonio per l’ETS e una carbon tax per i settori non coperti dallo schema europeo alle politiche fiscali tese a favorire l’affermazione delle tecnologie a carbonio zero, anche dal lato del consumo.