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VALLE FONTANA: a rischio uno degli ultimi lembi di campagna romana

25 giugno 2022 - Valle Fontana, 33 ettari, un polmone verde per Roma Nord vicino alla Riserva Naturale Regionale dell’Insugherata. Qui è previsto un Progetto di “riqualificazione e valorizzazione” della Città Metropolitana di Roma Capitale che invece produrrà un forte impatto ambientale.

Valle Fontana - circa 33 ha - si estende tra il complesso del Santa Maria della Pietà, ex ospedale psichiatrico chiuso con la Legge Basaglia, ed il San Filippo Neri (Roma Nord-Ovest, Municipio XIV). Si tratta di una valle di sughere, probabilmente centenarie date le dimensioni monumentali, con un’elevata biodiversità dove da oltre 50 anni le pratiche di agricoltura marginale si sono fuse al contesto naturale che il Piano Territoriale Paesistico Regionale riporta come paesaggio naturale di continuità. “Qui - dichiara Michele Mansi Presidente del Comitato Orti Valle Campanelle - i pazienti dell’ex manicomio praticavano, insieme agli infermieri, l’ergoterapia: moltissimi studi dimostrano gli effetti benefici delle pratiche agricole sulla psiche umana. Ancora oggi molti dipendenti del complesso, oltre ai membri della comunità del quartiere, presidiano la valle, salvandola da incendi e degrado diffuso. Il sistema orticolo venutosi a creare ha consentito peraltro che si instaurasse un equilibrio tra uomo e ambiente, confermato dalla ricca biodiversità.”

Uno degli orti di Valle Fontana

Tra gli ultimi lembi di campagna romana, sfuggita alla speculazione edilizia, la Valle Fontana rappresenta un polmone verde per Roma Nord, oltre a costituire un importante corridoio ecologico per la fauna, di cui molte specie protette anche in considerazione della vicinanza con la Riserva Naturale Regionale dell’Insugherata. Ricca di molte sorgenti, da qui il toponimo Valle Fontana, rappresenta un interessante esempio di ambiente umido all’interno della Capitale. Questi ambienti ospitano una ricca erpetofauna, dimostrata da studi universitari che ne sottolineano l’importanza conservativa, oltre a rappresentare una zona di sosta per molte specie dell’avifauna, tra queste molte ricadono negli Allegati della Direttiva Uccelli e/o nella Lista Rossa della IUCN (SPEC).

Panoramica di una parte della Valle

Per l’Area è previsto un Progetto di riqualificazione e valorizzazione che nelle azioni pensate dalla Città Metropolitana di Roma Capitale va purtroppo a costituire invece un forte impatto ambientale:
-raddoppio della larghezza della sterrata oggi presente, che verrebbe coperta con fondo bituminoso, trasformata in strada locale extraurbana;
-installazione di 61 plinti da 10 metri di altezza ciascuno con relative 61 telecamere;
sistema di illuminazione di tipo extraurbano, che comporterà un elevato disturbo notturno per la fauna e per la flora;
-il tombamento del fosso naturale creatosi nel corso degli anni ed una sua delocalizzazione e allargamento sotto spalletta boscata con il rischio di attivazione di fenomeni franosi;
-un sistema chilometrico di irrigazione a goccia con l’interramento di 57 cisterne da 3000 litri;
-una “riqualifica” dei 200 orti già presenti che prevederà l’installazione di un sistema di recinzioni chilometrico che andrà a parcellizzare l’area (senza tener conto dell’agrobiodiversità presente con alberi da frutto appartenenti a varietà derivanti da tutta Italia), stravolgendone l’assetto.

Un altro angolo di Valle Fontana

“Un progetto decisamente sovradimensionato - dichiara Raniero Maggini Presidente del WWF Roma e Area Metropolitana - che perde la funzione di valorizzazione dichiarata ed assume invece la dimensione di una grave minaccia per la valle. Un intervento che di fatto aprirebbe all’urbanizzazione di un luogo, importante per la comunità che vive quella porzione di territorio e vanto della Città, quale parte del patrimonio naturale della Capitale. Un intervento che chiaramente va ripensato e riportato ad una coerente quanto rispettosa idea di valorizzazione.” Il progetto inoltre non ha seguito alcun tipo di iter partecipativo né con la comunità di ortisti presenti da mezzo secolo e che sono riconosciuti anche da un’associazione “Parco Agricolo Casal del Marmo” né con gli affittuari dei terreni né, in senso più ampio, con la comunità del territorio.